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Con "Lo Cunto de li Curiti (o Pentamerone)", opera barocca di Giambattista Basile pubblicata postuma fra il 1634 e il 1636, ci troviamo di fronte alla prima raccolta di fiabe in Occidente. Il "Cunto" è un testo difficile anche da leggere oltre che da tradurre, scritto com'è nel complicato dialetto letterario napoletano del '600, pieno di stranezze stilistiche, metafore, proverbi, elenchi iperbolici dall'incontenibile portata ritmica. Alle metamorfosi di quest'opera attraverso le sue principali traduzioni interlinguistiche e intralinguistiche, le riscritture, i liberi adattamenti, le riduzioni per l'infanzia e le trasposizioni intersemiotiche è dedicato questo studio, il primo nel suo genere, nato dall'interesse a cogliere la dimensione progettuale e pragmatica di ciascuna riscrittura e a verificare, attraverso un dialogo serrato con i testi, i modi differenti in cui ogni riscrittura ha saputo risignificare l'originale basiliano, dandogli spessore ed energia, scandagliandone le aperture. Il viaggio nelle traduzioni, riscritture e adattamenti del "Cunto" affrontato nel volume non solo ricostruisce un capitolo importante della storia della ricezione di quest'opera, ma diventa anche occasione per un'articolata riflessione teorica sul tradurre come esperienza di continua rimessa in vita del testo di partenza, come evento dinamico capace di aprire l'opera ogni volta a nuovi circuiti ermeneutici garantendone per tale via la durata nel tempo.